Picchiare i figli ne altera la struttura celebrale di Michela La Stella

Sipario. Le luci si accendono. Ci troviamo su un palco, grande, e noi al centro, illuminati per poter andare finalmente in scena, con un ruolo nuovo.

La voce esce, è tesa, il filo della comunicazione che passa da me e arriva a te, da noi a voi, tra lui e lei. Se la voce si alza, il pubblico viene stordito, non si comprendono le parole e il filo si spezza, spesso irrimediabilmente. Immaginiamo ora che su quel grande palco ci sia tu, un uomo adulto, madre o padre di chi ha ancora una vita di sogni e speranze da voler realizzare. Ecco sul palco un genitore e in platea un figlio, che cosa succede?

Uno Studio recentissimo delle Università di Montreal e Stanford ha confermato che l’uso frequente di pratiche eccessivamente severe può danneggiare lo sviluppo di un bambino, anche in aree celebrali meno sviluppate, più ristrette.

L’“essere genitore” inizia sempre con l’esperienza dell’essere figli, parte da una storia fatta di generazioni e si snoda attraverso un corollario complesso costellato da desideri e paure, da avvicinamenti ed allontanamenti.

=> Tutti i figli, anche se in modo inconsapevole, ricercano genitori in grado di dare loro riconoscimento, protezione, affetto e cura… capaci di far loro da guida. Qualora, difatti, questi si sottraessero a tale responsabilità, verrebbero richiamati con ogni mezzo, anche quello più rudimentale, come i capricci, le bugie, i dispetti o con l’espressione di atteggiamenti oppositivi e sfidanti. Oppure con atteggiamenti più remissivi, con l’obiettivo, spesso non riconosciuto, di reperire un contenitore affettivo e normativo sicuro, di raggiungere un porto stabile che lo salvi dal naufragio.
La presenza di sintomi aspecifici ci permette di vedere che esiste un problema e che il bambino, a modo suo, cerca di comunicarlo.

Il Bambino attribuisce un significato morale a tutte le interazioni con i genitori, ritenendo che il modo in cui i genitori si relazionano a lui sia il modo in cui merita di essere trattato. I bambini che ricevono un’educazione fatta di urla, minacce e maltrattamenti tenderanno a sviluppare la convinzione di meritare tali atteggiamenti. Gli stessi bambini, nel tentativo di padroneggiare queste pratiche tenderanno a rimetterle in atto riproponendole a loro volta, non solo a casa, ma anche in altri contesti, sperando di riuscire (a livello inconscio) ad ottenere una disconferma di quella credenza di “essere meritevoli” di maltrattamenti e minacce.

=> Non sempre però le risposte dell’ambiente sono adeguate… come mai? che succede, cosa si innesca quando “perdiamo le staffe”? come mai mettiamo in atto uno stile educativo così eccessivamente rigido?

Per esempio quando un B. mette in atto comportamenti oppositivi, non rispettando le regole, oppure quando si mostrerà come dispettoso, cercando di disconfermare la convinzione di essere cattivo e sbagliato, il genitore in modo molto rigido, riproducendo un comportamento che egli stesso ha sperimentato, potrebbe iniziare a criticarlo e farlo sentire sbagliato, maltrattandolo e alzando la voce, andando così ad alimentare un circolo vizioso, che confermerà a quel bambino la convinzione di essere cattivo e un po’ difettoso e di non meritare di essere amato, accudito e protetto. Questo probabilmente andrà a compromettere anche il modo in cui si relazionerà con il mondo e quindi il suo sviluppo sociale ed emotivo.

 

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